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Il sito archeologico di Lebena si trova sulla costa meridionale dell’isola di Creta, a 20 km dall’antica Gortyna. L’area fu indagata per la prima volta nel 1586 da Onorio Belli, che vi identificò il porto di Gortyna. In seguito, dopo circa tre secoli, Antonio Taramelli avviò un’esplorazione sistematica di tutta l’area. La ricognizione dei resti archeologici si concentrò nella baia di Lendas. L’intero territorio indagato fu suddiviso in tre comprensori: l´area del tempio di Asclepio, la chiesa bizantina di Aghios Ioannis (Fig. 1) e la linea di costa. Le evidenze archeologiche più imponenti erano quelle del Santuario di Asclepio (figlio di Apollo e dio della medicina), costruito lungo il pendio di un colle. Taramelli aveva descritto le evidenze archeologiche allora visibili: la cella del tempio e due colonne in marmo grigio (Fig. 2). Grazie a un piccolo scavo eseguito da Federico Halbherr all’interno della cella nel 1894 fu portata alla luce una base marmorea su cui originariamente era collocata la statua di culto. Alla fine degli anni ’90, con la ripresa degli studi delle fonti, della documentazione di scavo e di archivio del sito, l’archeologa Milena Melfi ha gettato nuova luce sull’antico Santuario di Asclepio a Lebena, realizzando una nuova ricognizione sul terreno e un’analisi dei resti archeologici tuttora visibili.

Fig. 1 – La chiesetta di Aghios Ioannis (foto autore).

 

Fig. 2 – Le colonne in situ del santuario di Asclepio (foto autore).

Alla prima fase di vita del santuario sono pertinenti il pozzo del thesauros (tesoro del tempio) (Fig. 3) e tutte le strutture in muratura realizzate a secco, orientate sud-ovest/nord-est, datate al IV secolo a.C. La seconda fase è rappresentata dal mosaico in ciottoli che copriva il thesauros, con la raffigurazione, nella parte centrale, di un ippocampo. A questa stessa fase risalirebbe anche un primo restauro della facciata, della cosiddetta Stoà Nord e del muro di analemma (sostruzione). Alla metà del IV secolo a.C. sono ascrivibili la riapertura del thesauros e la fondazione del santuario di Asclepio, su un’area in precedenza utilizzata per un culto delle Ninfe, Hermes e Acheloo. Un´iscrizione di alcuni secoli dopo racconta la fondazione del culto che fu importato da Epidauro a Lebena da un personaggio di nome Theon Lebeneo. Il santuario sarà poi frequentato anche in epoca romana, fino all’età severiana.

Fig. 3 – Il thesauros del tempio (foto autore).

 

Federica Iannone

 

Riferimenti bibliografici:

Guarducci M. 1933, “Un romano devoto dell’Asclepieio di Lebena”, Historia 7, pp. 46-54.

Halbherr F. 1890, “Iscrizioni Cretesi”, Museo Italiano di Antichità Classica, vol. 3, Firenze, pp. 559-748.

Melfi M. 2007, Il santuario di Asclepio a Lebena, Atene.

Pernier L. 1907, “Lavori eseguiti dalla Missione Archeologica Italiana in Creta”, RendLinc 16, pp. 257-303.

Taramelli A. 1902, “Sui principali risultati dell’esplorazione archeologica italiana a Creta. 1899-1901”, Atene e Roma 42, pp. 615-622.

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