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“οὐδ᾽ ὅτε Φοίνικος κούρης τηλεκλειτοῖο,

ἣ τέκε μοι Μίνων τε καὶ ἀντίθεον Ῥαδάμανθυν”

 

“o la figliuola di Fenice ampia fama,

che mi diede Minosse e Radamanto divino”

(Omero, Iliade, XIV.321-322)

 

È Zeus stesso a parlare nel XIV libro dell’Iliade quando nomina Minosse e Radamanto come suoi figli, generati da Europa, giovane di cui si era invaghito.

Il padre degli dèi era riuscito ad avvicinarla presso la costa di Tiro (città della regione siro-palestinese) confondendosi nella mandria di Hermes con l’aspetto di un toro bianco. La sua mansuetudine attirò la giovane, che lo seguì sulla sua groppa fino a una spiaggia cretese vicino Gortina (Fig. 1). Qui Zeus si trasformò in aquila e si unì a Europa, che così generò tre figli: Minosse, Radamanto e Sarpedonte.

Fig.1 – Dipinto vascolare di Pasifae in groppa a Zeus trasformato in toro.

 

Una volta a Creta Europa sposò il re Asterio, che adottò i tre giovani e li nominò suoi eredi. 

Divenuti adulti, i loro rapporti si incrinarono a causa dell’amore per un giovane di nome Mileto. Dal momento che quest’ultimo mostrò la sua preferenza per Sarpedonte, Minosse lo scacciò dall’isola ed egli approdò sulle coste dell’Asia Minore dove fondò appunto Mileto.

Dopo la morte di Asterio, Minosse rivendicò il trono e per confermare il diritto di successione fece costruire un altare in riva al mare, dedicato a Poseidone. Chiese che un toro emergesse dal mare e Poseidone lo esaudì, tuttavia l’animale era tanto bello che Minosse decise di non sacrificarlo, non prevedendo però l’ira del dio del mare.

Minosse, nel frattempo, era impegnato ad affermarsi come legittimo erede di Asterio, essendo stato ostacolato nell’ascesa al trono dal fratello Sarpedonte, che voleva vendicarsi per l’allontanamento dell’amato Mileto. Sarpedonte allora fu cacciato da Creta e si rifugiò in Cilicia, nell’Asia Minore.

L’altro fratello, Radamanto, invece, rimase fedele a Minosse e fu ricompensato con un terzo del regno di Asterio, la parte meridionale dell’isola con centro a Festòs. Radamanto si dimostrò un sovrano severo ma giusto, inflessibile contro i trasgressori delle leggi che avrebbe introdotto lui per la prima volta a Creta. Si dice infatti che ogni nove anni si recasse nella grotta sul monte Ditte, dove nacque Zeus, e ne riportasse nuove leggi. Egli lasciò in eredità la terra di Creta a suo figlio Gortino, che avrebbe fondato la città omonima, in prossimità del luogo in cui Zeus aveva abusato di Europa e non lontano da dove sorge l’antico palazzo minoico di Festòs.

Radamanto a causa dell’uccisione di un parente fu poi costretto a fuggire in Beozia, dove sposò Alcmena e anche qui si conquistò la fama di legislatore sapientissimo.

Avendo portato per la prima volta le leggi sia a Creta che in Beozia, in entrambi i luoghi fu investito di un culto, che gli valse anche la diffusione dell’espressione “giudizio di Radamanto” per indicare un giudizio equo, seppure severo.

Anche Minosse viene associato alla giustizia e a lui si attribuisce la creazione di un grande impero marittimo regolato da sagge leggi.

Tuttavia il motivo principale della sua fama è la vicenda del Minotauro, che lo dipinge, al contrario, come un sovrano crudele e spietato.

Eliminato il fratello rivale Sarpedonte, Minosse dovette confrontarsi con un avversario assai più potente, Poseidone. Il dio era adirato perché il re non aveva sacrificato il toro che gli era stato inviato. Allora, per punirlo, fece innamorare Pasifae, sua moglie, del toro e dalla loro unione nacque una creatura metà uomo e metà toro, il Minotauro (Fig. 2). Minosse quindi, volendo imprigionare il mostro, incaricò Dedalo di costruire un labirinto in cui nasconderlo con Pasifae. Il Labirinto sarebbe diventato anche la dimora del re stesso (ed ecco perché quando Sir Arthur Evans scoprì le rovine del palazzo di Cnosso, data la sua pianta molto complessa, immaginò di trovarsi proprio nel Labirinto descritto dal mito) (Fig. 3).

 

Fig.2 – Il Minotauro.

 

Fig. 3 – Pianta del palazzo di Cnosso.

Dopo l’uccisione del Minotauro per mano di Teseo e la fuga dell’eroe ateniese con Arianna, figlia di Minosse stesso, il re si adirò con Dedalo per l’accaduto e lo confinò con il figlio Icaro nel Labirinto. Grazie al suo ingegno Dedalo escogitò una soluzione per fuggire: realizzò delle ali di cera per sé e per il figlio e i due riuscirono a uscire. Durante la fuga Icaro, avvicinatosi troppo al sole nonostante le raccomandazioni del padre, precipitò in mare, essendosi sciolte le ali di cera per il calore del sole. Dedalo approdò invece in Sicilia dove una versione del mito vuole che fu inseguito e raggiunto da Minosse, il quale tuttavia morì per mano di Còcalo, re di Càmico, istigato dalle figlie che erano rimaste ammaliate dalla bravura di Dedalo.

Conclusa la sua vita Minosse rincontrò il fratello Radamanto negli Inferi essendo stati entrambi nominati da Zeus, loro padre, come giudici dei morti per la loro rettitudine e il loro senso di giustizia, insieme a Eaco, altro figlio di Zeus (Fig. 4).

 

Fig. 4 – Minosse, Radamanto ed Eaco.

 

Nonostante filosofi (Platone e Aristotele) e oratori (Demostene e Isocrate) greci ricorsero a Minosse e Radamanto negli Inferi come esempi di giustizia, con il passare del tempo il ruolo di giudice infernale fu ricondotto esclusivamente a Minosse, grazie a Dante che menziona lui solo nell’Inferno. 

La scoperta e i primi scavi del palazzo di Cnosso da parte di Sir Arthur Evans hanno continuato a dar lustro a Minosse, lasciando in ombra Radamanto…

…chissà se continuando gli scavi del palazzo di Festòs non si riesca a rendere giustizia anche al grande legislatore cretese.

 

Lavinia Giorgi

 

Riferimenti bibliografici:

Graves R. 1963, I miti greci, trad. E. Morpurgo, Milano.

Longo F. – Greco A. – Rossi A. 2014, “Festòs: la città di Radamante. Dal mito alla storia”, Archeologia Viva 164, pp. 12-27.

Pauly A. – Wissowa G. (eds), Realencyclopädie der classichen Altertumswissenschaft, Stuttgart.

  • 1914, vol. I A, col. 31 segg.;
  • 1932, vol. XV, col. 1800 segg.

Roscher W. H. (ed.), Ausführliche Lexikon der griechischen und römischen Mythologie, Lipsia:

  • 1894-1897, vol. II, col 2993 segg., v. Minos;
  • 1965, vol. IV col. 77 segg., v. Rhadamanthys.
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One Response to Il mito di Minosse e Radamanto

  1. Massimo Imperiali ha detto:

    Quindi quando nelle tavolette micenee si fa riferimento alla da-pu-ri-to-io po-ti-ni-a (ossia “una Atena”) non si tratta di un Labirinto “reale” ma immaginario così come la figura di Dedalo ? …insomma costruzioni “labirintiche” di quell’epoca non sono mai esistite …? Grazie.

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