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Un paio di settimane fa, si è visto come gli scribi minoici fossero soliti redigere i loro documenti su supporti molto diversi tra di loro, tanto che gli studiosi hanno ipotizzato che la scrittura fosse estremamente diffusa. Oltre ai documenti recanti segni in Lineare A, gli scavi archeologici hanno riportato alla luce anche alcune categorie di reperti connessi alla pratica scrittoria, ma privi di segni incisi, fatta eccezione per rarissimi segni isolati. Questi particolari oggetti si presentano come delle masserelle in argilla, recanti un’impronta rettangolare e dei segni filiformi (fig.1) e sono definiti noduli a base piatta. Il nome deriva dalla pratica di avvolgere dei blocchetti di argilla attorno a qualcosa di piatto ripiegato prima più volte su sé stesso e, in seguito, assicurato con cordicelle finissime. Su ciascun nodulo potevano essere impresse fino a tre impronte di sigillo, in modo da ufficializzare quanto riportato sul documento suggellato. Infine, le estremità pendenti delle cordicelle venivano ulteriormente assicurate all’argilla, esternamente, in modo da creare un involucro chiuso, la cui effrazione sarebbe stata immediatamente visibile (fig.2). Questi reperti sono molto importanti perché confermano che gli scribi minoici utilizzavano per scrivere anche un supporto deperibile molto prezioso, il cui impiego non è attestato per via diretta, ma che da anni i filologi e gli archeologi cercavano. I noduli a base piatta, infatti, recano nell’incavo le inconfondibili impronte di piccoli fogli in pergamena minuziosamente ripiegati! 

Fig. 1 – Due noduli a base piatta con impronta della pergamena e delle cordicelle impiegate per chiudere il documento (da Perna 2016, 101).

 

Fig. 2a – Fasi di realizzazione di un nodulo a base piatta (da Musint II). 

 

Fig. 2b – Fasi di realizzazione di un nodulo a base piatta (da Musint II). 

Inoltre, dato che l’impronta rettangolare è in media di 1 cm x 8 cm, gli studiosi hanno potuto ipotizzare anche che ciascun foglio di pergamena, sapientemente piegato, potesse misurare sino a 21 x 15 cm circa. 

Dei 708 noduli a base piatta giunti sino a noi, 500 provengono dal sito archeologico di Zakros, nella parte orientale dell’isola di Creta. Il palazzo di Festòs ha restituito, per ora, invece, solamente quattro esemplari di questo importante reperto.

 

Sara Lopez

 

Riferimenti bibliografici:

Hallager E. 1996, The Minoan Roundel and Other Sealed Documents in the Neopalatial Linear A Administration (Aegaeum 14), Liegi – Austin.

Perna M. 2016, “La scrittura Lineare A”, in Del Freo – Perna (a cura di), Manuale di Epigrafia Micenea. Introduzione allo studio dei testi in Lineare B, Padova, pp. 87-114.

Perna M. 2017, “Administrative Documents without Writing: the Case of Sealings and Flat-Based Nodules”, in A. M. Jasink – J. Weingarten – S. Ferrara (ed.), Non-scribal Communication Media in the Bronze Age Aegean and Surrounding Areas. The semantics of a-literate and proto-literate media, Firenze, pp. 73-80.

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One Response to I Noduli a Base Piatta

  1. Judith Weingarten ha detto:

    Dear Matteo (if I may),
    Thank you for discussing the very interesting leather/parchment sealings which I now simply call “document sealings”.
    I would like to add three points:
    1. As you say, there are only a tiny handful of such sealings at Phaistos, though they are afaik the earliest of this type. But they are also rare at LM Ayia Triada (ca 7%, probably most are imported) in contrast to their frequent use at contemporary Zakro and Chania. There were also examples in the Knossos Hieroglyphic Deposit, and the practice continued into LMIA/LCIA as evidenced by the Knossos clay of such sealings from Akrotiri, Thera (Karnava “Seals, sealings and seal impressions from Akrotiri in Thera”). Thus, a possible regional split?
    2. The messages presumably would have been written in ink so it is worth signalling the two MM III cups with ink inscriptions from Knossos (PM I 613-14).
    3. The first decisive identification of the leather/parchment document sealings is in my 1981 M.Litt. diss., later published as “The Zakro Master and His Place in Prehistory” (Goteborg 1983). Very recently, Artemis Karnava illustrated an example of this type of sealed document, found closed and opened for photography, from Bactria (early 4th century BCE): ‘addressed to a superior officer, it announces the dispatch of 40 sheep’. I fear that the lost Minoan messages were not much more exciting. It can be seen online in my review of Karnava: https://bmcr.brynmawr.edu/2020/2020.05.33/

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