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Agosto 1884 

In un giorno come tanti altri nella fertile pianura della Messara, si portava alla luce quella che si rivelò la più grande iscrizione greca al mondo! Tanto importante fu la scoperta, quanto fu tenace l’impegno profuso da parte di Federico Halbherr nel tutelare la Regina di tutte le epigrafi: la Grande Iscrizione di Gortina (480-450 a.C.)! (Fig. 1)

 

Fig. 1 – Federico Halbherr davanti alla Grande Iscrizione di Gortina (da Ancient Crete 1984).

Quel giorno, nei pressi del villaggio dei Santi Dieci (Haghoi Deka), alcuni contadini erano impegnati nella manutenzione di un canale che portava l’acqua di un torrente a un vecchio mulino. Per quelle stesse campagne (non a caso!) si aggirava in cerca di iscrizioni greche anche un giovane studioso roveretano: Federico Halbherr (Fig. 2), inviato a Creta dal suo Maestro, nonché finanziatore, Domenico Comparetti.

Fig. 2 – Federico Halbherr a cavallo (da Sorge 2010).

Nonostante fosse guidato dalle osservazioni di chi prima di lui aveva percorso quelle campagne e rinvenuto antiche epigrafi, ancora pochi giorni e il giovane epigrafista avrebbe lasciato il territorio di Gortina, e proseguito verso Festòs, lasciandosi alle spalle uno dei più importanti ritrovamenti archeologici dell’isola di Creta. Tuttavia, la fortuna gli arrise, ed ecco che, poco prima della sua partenza, l’interruzione del flusso d’acqua nel canale del vecchio mulino fece emergere la testa di un muro che su una delle facce mostrava delle lettere incise. 

Condotto sul posto, Halbherr, senza perder tempo, si accordò con i proprietari del terreno e aprì una trincea. Terminato lo scavo, si racconta che proprio uno tra questi proprietari, ostili alla scoperta (o, forse, preoccupato per ciò che ne sarebbe stato dei suoi campi), lasciò che l’acqua tornasse a fluire nel canale dove il giovane epigrafista era impegnato a trascrivere le prime colonne di testo portate alla luce (Fig. 3; si scoprirà poco dopo esser composto di 12 colonne in tutto). 

Fig. 3 – La prima trascrizione della Grande Iscrizione (da Orsi, Halbherr, Gerola).

Questo rappresentò soltanto il primo dei numerosi problemi cui l’archeologo nostrano andò incontro in quei giorni convulsi. Infatti, erano anni difficili per l’isola di Creta, da secoli sotto l’occupazione ottomana ma intenzionata a rivendicare le suo origini elleniche affrancandosi dal dominio turco. A questi rapporti pericolosamente tesi tra turchi e cretesi (l’insurrezione era alle porte!), si aggiungevano un’economia in dissesto e una situazione politica ai limiti dell’anarchia, in cui l’osservanza delle leggi era cosa rara.

Dunque, non c’è da stupirsi se, leggendo le lettere di Halbherr del 1886, ossia due anni dopo la grande scoperta, apprendiamo che i contadini di Haghoi Deka erano usi smantellare i muri degli edifici antichi ancora sepolti, così come quello della Grande Iscrizione, in modo da poterne rivendere i blocchi per nuove costruzioni. 

Da parte sua, Halbherr, preoccupato per le sorti del monumento, non poteva far altro che richiedere al prefetto la promulgazione di divieti su divieti, dei quali gli abitanti del luogo semplicemente non si curavano.

L’unica soluzione rimasta consisteva nel tentativo di comprare i terreni in cui l’Iscrizione era sepolta (Fig. 4): le difficoltà non furono affatto poche. Halbherr e il suo amico e collega J. Chatzidakis (presidente del Syllogos di Iraklion) si trovarono a condurre le trattative con ben sette proprietari diversi che, sebbene appartenenti quasi tutti alla stessa famiglia (Pirrunakis), facevano giustamente valere ciascuno i propri interessi, prolungando le trattative.

Fig. 4 – Veduta dell’Odeon entro cui si conserva la Grande Iscrizione di Gortina (da La Grande Iscrizione di Gortina 2004).

Come se ciò non bastasse, nel 1894, corse voce che l’Impero ottomano volesse sequestrare tutto il monumento per arricchire, come di consueto, le sale del Museo di Costantinopoli. Fu grazie all’ineguagliabile operato di Chatzidakis se, quello stesso anno, l’Iscrizione fu infine acquistata, scongiurando la possibilità che le autorità turche ne rivendicassero la proprietà.

Così l’iscrizione era stata momentaneamente “salvata”, ma lo stesso non poteva dirsi dell’isola, che si preparava a trascorrere gli anni più difficili, ovvero quelli delle rivolte anti-turche del 1896-1898, tanto tumultuosi da richiedere che l’Iscrizione fosse nuovamente interrata. 

Soltanto l’arrivo delle forze di interposizione militare dei paesi di Italia, Francia, Inghilterra e Russia e la costituzione del cd. “Regime degli Ammiragli”, nel dicembre del 1899, pose le basi per la cessazione dei violenti scontri e decretò l’indipendenza della Kritikì Politìa.

Bisognerà aspettare ancora perché l’isola venga annessa alla Grecia (1913), ma intanto, la legge sulle Antichità promulgata nello stesso 1899, aprì le porte ad una stagione di scavi e ricerche internazionali (Fig. 5) tanto lunga e straordinariamente proficua da rivoluzionare per sempre il modo occidentale di immaginare il passato della Grecia intera.

Fig. 5 – Da sinistra in alto L. Savignoni e L. Mariani_ in basso Sir. A. Evans, J. Chatzidakis e F. Halbherr (da Ancient Crete 1984)

 

Claudia Palmieri

 

Per approfondimenti:

 

AA.VV., Ancient Crete. A Hundred Years of Italian Archaeology (1884-1984), Roma 1984, pp. 39-48.

La Rosa V. 2000, «Ti abbraccio fraternamente. Lettere di J. Chatzidakis a F. Halbherr», Atti Acc. Rov. Agiati 250, ser. VII, vol. X A, pp. 7-112.

AA.VV., La Grande Iscrizione di Gortina. Centoventi anni dopo la scoperta 1884-2004, Atene.

La Rosa V. 2009, «La Creta di Federico Halbherr», Atti Acc. Rov. Agiati 259, ser. VIII, vol. IX, fasc. I, pp. 111-135.

AA.VV., Orsi, Halbherr, Gerola. L’archeologia italiana nel Mediterraneo, Rovereto 2010, pp. 171-291.

Sorge E. 2010, «Gnorìzete ton kyrion Friderikon?», Atti Acc. Rov. Agiati 260, ser. VIII, vol. X A, fasc. I, pp. 279-309.

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