Chi siamo

Sostienici donando il tuo 5x1000

Chiunque sia stato a Creta in alta stagione e abbia visitato le rovine del palazzo di Cnosso, avrà dovuto affrontare la fastidiosa fila sotto il sole per poter fare un giro nella sala del trono e per poter ammirare i due grifoni affrescati più di tremila anni fa, che sorvegliano attenti il seggio posto al centro della sala.

Fig. 1: Sala del trono del palazzo di Cnosso.

Ma chi sedeva su quel trono? E chi sedeva sui troni dei sontuosi megara di Pilo, Micene e Tirinto?

Per il mondo miceneo purtroppo non abbiamo testi letterari o liste regali come quelle babilonesi o annali come quelli ittiti. Quel che le tavolette in Lineare B tramandano è “soltanto” una grande quantità di titolature, cariche e uffici che sta allo studioso moderno cercare di comprendere nelle loro implicazioni istituzionali e storiche.  

Senza dubbio, in miceneo il termine che indica il re era wa-na-ka, che trova riscontro nell’omerico ἄναξ, e significa, appunto, “re, signore”. Si tratta, però, di un prestito linguistico, non di una parola greca e pertanto non siamo in grado di cogliere la sua originale etimologia. Se, per convenzione, si associano alla figura del re compiti specifici, come la detenzione del potere militare, di quello legislativo e decisionale e, talvolta, anche il ruolo di massima autorità sacrale, nella documentazione micenea, purtroppo, del nostro wa-na-ka non troviamo nulla di tutto ciò. Anzi, il titolo ricorre, sul totale delle nostre migliaia di documenti, solo 32 volte (di cui 15 in forma aggettivale, wa-na-ka-te-ra). L’unico ambito a cui sembra associato con sicurezza è quello rituale, per la frequenza con cui compare nelle tavolette della classe F, che spesso registra offerte fatte ai santuari. L’importanza del suo rango viene assicurata da una manciata di testi, tra cui il più famoso è sicuramente PY Er 312.

In questo documento catastale, si registra il wa-na-ka come detentore di un te-me-no (τέμενος), cioè di un terreno privilegiato, tre volte più grande rispetto a quelli di altri importanti funzionari di palazzo che seguono nella medesima lista, ossia il ra-wa-ke-ta e i te-re-ta-i.

Fig. 2: Ricostruzione del megaron del palazzo di Nestore, a Pilo.

Questa triade di cariche politiche è stato il punto di partenza per Leonard Palmer per un tentativo di ricostruzione della società micenea: il wa-na-ka sarebbe stato il re divinizzato, il ra-wa-ke-ta il capo dell’esercito e i te-re-ta-i dei “baroni”, detentori di terre. L’applicazione di uno schema interpretativo di tipo feudale ovviamente non è del tutto condivisibile, anche se ha il vantaggio di farci un po’ capire come poteva funzionare la macchina dei rapporti tra i diversi gruppi di potere che si organizzavano attorno alla figura del re.

Per esempio, l’interpretazione del ruolo del ra-wa-ke-ta come capo militare è legata esclusivamente alla sua etimologia (λαός “popolo” e ἄγω / ἡγέομαι “condurre”): sarebbe colui che “conduce il popolo”. Da una analisi delle attestazioni del lemma λαός nel greco di epoca successiva è però emerso che, contrariamente a ciò che si pensava, λαός non si riferisce esclusivamente alla classe degli uomini in arme, ma qualifica il “δῆμος”, ovvero la comunità, quando si raduna in assemblea o segue un capo in combattimento. Stando alla lettura proposta, pertanto, bisogna ammettere, se non altro, che quella militare non deve essere considerata la sua unica prerogativa. Quello che è certo è che il ra-wa-ke-ta era una carica di grande importanza, visto che, almeno in termini economico-amministrativi, le differenze tra il wa-na-ka e il ra-wa-ke-ta non sono così marcate: sono entrambi detentori di terreni privilegiati (te-me-na), entrambi avevano artigiani e lavoratori al loro servizio ed entrambi erano coinvolti in attività religiose…

Difficile da cogliere, per noi, è anche la figura di te-re-ta, la terza carica che compare nella tavoletta Er 312. La sua etimologia è da collegarsi a τέλος, “scopo, adempimento, servizio”. Letteralmente, sarebbero “gli uomini dell’incarico/servizio”: ma quale incarico? Ed ecco che il modello feudale e quello, più consono, dei regimi vicino orientali ci corrono in aiuto. Infatti, il loro godere di terreni di una certa importanza, potrebbe essere legato al “servizio” che offrivano al re, che, nella gran parte dei casi, si intendeva come servizio militare. In altri termini, i te-re-ta erano, forse, le élites di carristi che in cambio di privilegi terrieri offrivano i loro carri e i loro uomini al re in caso di necessità.

Insomma, ricostruire le prerogative di ciascun agente dell’élite micenea è un’impresa a dir poco ardua, a cominciare dal suo stesso protagonista. Come nota la Shelmerdine, per quanto riguarda il wa-na-ka, “the best argument for this supreme status is his title” (Shelmerdine 1999, 24).

E per quanto riguarda l’altro termine che in Omero designa la regalità per eccellenza, ossia βασιλεύς? Il suo ruolo nella società micenea non sembra essere molto importante: il qa-si-re-u compare spesso in associazione a gruppi di artigiani, soprattutto fabbri. La sua rilevanza tra i funzionari al servizio del wa-na-ka sembra essere attestata dall’avere uomini al suo servizio, come anche dalla probabile ereditarietà del titolo che si intravede nella formula qa-si-re-u a-pi-qo-ta i-*65-qe, “il qa-si-re-u e suo figlio a-pi-qo-ta”, della tavoletta PY Jn 431.

Qualunque fosse il suo ruolo e il suo rapporto con l’autorità centrale, di certo non si può far coincidere il qa-si-re-u miceneo con un Agamennone o un Menelao. Il termine ha subito sicuramente una trasformazione nel corso del tempo: questo caso conferma chiaramente la difficoltà insita nel servirsi dei poemi omerici per tentare di comprendere la società micenea.

Farlo vorrebbe dire rischiare di creare quella che Carlier definì una “monstruose chimère” (Carlier 1984, 129).

 

Giulia Serafini

 

Per approfondimenti:

  • Carlier P. 1984, La royauté en Grace avant Alexandre, Strasbourg.
  • Nakassis D. 2006, The individual and the Mycenaean State: Agency and Prosopography in the Linear B Texts from Pylos, Austin (Texas).
  • Palaima T. 1995, «The Nature of the Mycenaean Wanax: Non-Indo-European Origins and Priestly Functions», in P. Rehak (ed.), The Role of the Ruler in the Prehistoric Aegean. Proceedings of a Panel Discussion presented at the Annual Meeting of the Archaeological Institute of America (Louisiana, 28 December 1992), New Orleans, 119-142.
  • Palmer L.P. 1955, Acheans and Indo-Europeans. An Inaugural Lecture, Delivered Before The University of Oxford on 4 November 1954, Oxford.
  • Shelmerdine C.W. 1999, «Administration in the Mycenaean Palaces: Where’s the Chief?», in M.L. Galaty, W.A. Parkinson (eds.), Rethinking Mycenaean Palaces. New Interpretations of an Old Idea, Los Angeles, 19-24.
  • Thomas C.G. 1966, «The Roots of Homeric Kingship», Historia 15, 387-407.
Condividi su:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *