Chi siamo

Sostienici donando il tuo 5x1000

La mancanza di mura, il ricorrere negli affreschi di motivi floreali, legati alle cerimonie religiose, alle processioni condotte da giovani vestiti con abiti raffinati hanno contribuito a creare il mito di una Creta minoica sprofondata nella pace, dove, quasi, i grandi ed eleganti palazzi concorrevano a colpi di raffinatezze, di logge, saloni affrescati e giardini ubertosi, e dove i rampolli delle migliori famiglie si affrontavano sul leale campo della Taurokatapsia, sfidando il toro sacro davanti a platee estatiche, dai vestiti sgargianti, assiepate lungo le gradinate delle grandi corti (Fig. 1). 

Fig. 1 – Rhyton dei pugili di Hagia Triada

Ma i nobili minoici, pur vivendo in palazzi e “ville” privi di fortificazioni, non erano di certo meno versati nella nobile arte della guerra. I guerrieri minoici erano abili spadaccini, anche se non pesantemente armati con corte spade da fendente: le élite guerriere erano rappresentate da agili schermidori, dotati di lunghe spade da stocco (Fig. 2a-b).

Fig. 2a – Coppa del Capitano da Hagia Triada.

Fig. 2b – Disegno della Coppa del Capitano da Hagia Triada.

Nel mondo minoico la “via” della spada si era sviluppata in direzione di una tecnica simile a quella occidentale rinascimentale e moderna. Nelle raffigurazioni dell’epoca gli spadaccini, privi di armatura, appaiono in movenze con caratteri di eleganza, agilità e coordinazione tipici della scherma (fig.3). Gli attacchi erano direzionati al volto e al collo con la punta della spada e mai lateralmente, proprio come ci si aspetterebbe da una tecnica a stocco. È probabile che il corretto utilizzo di queste lunghe ma fragili spade imponesse una vera e propria disciplina marziale, atta a educare i muscoli a movimenti specifici, che potessero sfruttare al meglio, per mezzo di mosse e posizioni codificate, le caratteristiche dell’arma (figg4a-b).

Fig. 3 – Sigillo da Hagia Triada con raffigurazione di spadaccini in combattimento.

 

Fig. 4a – Anello d’oro da Micene Circolo A.

 

Fig. 4b – Sigillo con spadaccino da Micene Circolo A.

Se mai Creta fu quell’isola di pace di cui il mito e i primi archeologi trasmisero l’improbabile immagine, fu una pace riposta nelle mani di élite detentrici dei segreti dell’arte della spada. L’archeologia ha potuto dimostrare che, durante tutto l’arco di tempo che vide fiorire la civiltà minoica (tra 2000 e 1500 a.C. circa), la guerra fu elemento ricorrente e che in certi momenti assunse – in particolare nella fase successiva alla tremenda eruzione di Santorini (intorno al 1600 a.C.), causa di sconvolgimenti in gran parte dell’Egeo – i caratteri di un’implacabile guerra per il dominio dell’isola. Dalle ceneri di quelle lotte, ancora una volta Creta uscì, tra la fine del XV e l’inizio del XIV sec. a.C. ca, con la sua grande capitale, Cnosso, e il suo grande palazzo, con le corti, i colonnati, i raffinati stucchi, ma con un nuovo padrone, questa volta di lingua greca: i Micenei. 

 

Alessandro Greco

 

Per approfondimenti:

Longo F. – Greco A. – Rossi A., «Festòs. La città di Radamante», in Archeologia Viva  XXXIII (marzo/aprile 2014), pp. 12-27. 

 

Condividi su:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *