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Dopo la conquista di Cnosso, datata intorno al 1450 a.C., l’arrivo dei Micenei nell’isola ha intensificato un processo di integrazione culturale già avviato da tempo e tangibile oggi nelle numerose testimonianze artistiche provenienti da Creta. Uno dei più begli esempi di simile mistione è rappresentato dal Sarcofago di Haghia Triada, una larnax (sarcofago) rinvenuta nell’omonimo sito dagli archeologi italiani Federico Halbherr e Luigi Pernier nel 1903. Formalmente esso appartiene al genere delle sepolture “a cassa”, già presenti sull’isola a partire dal Periodo Protopalaziale, ma tanto il materiale, quanto i soggetti ritratti ne rendono evidente la fattura micenea, nonostante l’apparato decorativo nella cornice sia di chiara derivazione minoica. Il sarcofago, che accoglieva diversi corpi al suo interno, è l’unico in pietra calcarea sinora ritrovato e presenta delle coloratissime decorazioni, dipinte direttamente sulla superficie, precedentemente rivestita in gesso. Il ciclo di affreschi riproduce i momenti di un’occasione rituale, enucleati nelle quattro scene rappresentate sui lati lunghi e sui lati corti.

Fig. 1 – Lato lungo meglio conservato del sarcofago di Haghia Triada (Lato A) (© Josho Brouwers – Ancient World Megazine)

Il lato lungo meglio conservato offre una scena ricca di soggetti (Fig. 1): partendo da sinistra si può notare una coppia di donne ‒ riconoscibili dalla carnagione chiara con cui vengono spesso rappresentate nell’arte minoica ‒ di cui l’una è intenta a versare del liquido (forse del sangue) in un grande recipiente fra due colonne, mentre l’altra porta due ceste sulla spalla; scorrendo verso destra, ci sono diverse figure maschili ‒ contraddistinte, invece, dal colorito più scuro ‒ nell’atto di suonare una lira e di offrire doni (due animali e una barca in legno) ad un personaggio, che rimane ritto davanti all’ingresso di un edificio. Sul secondo lato lungo (Fig. 2), in condizioni di conservazione meno buone, è raffigurato, invece, il sacrificio di un toro, protagonista al centro della scena. Deputata a simile ufficio è una donna, forse una sacerdotessa, dipinta nel momento dell’atto e seguita da un corteo femminile. Sotto al tavolo sacrificale sono presenti due capre, probabilmente anch’esse future vittime. La scena è accompagnata da un flauto doppio, suonato da una figura maschile sullo sfondo, mentre l’ultimo personaggio sulla destra, una donna, tende le braccia verso un altare, sul quale sono posti una brocca e un cesto. Tutti i personaggi sono rivolti verso un edificio, identificato da alcuni come un tempio, caratterizzato dalla presenza sulla sommità delle cosiddette corna di consacrazione, ossia delle strutture appuntite a forma di corna di toro, ritrovate su tetti e cornicioni di diverse costruzioni minoiche.

Fig. 2 – Lato B del sarcofago di Haghia Triada (© Josho Brouwers – Ancient World Megazine)

Fig. 3 – Lati corti del sarcofago di Haghia Triada (© Josho Brouwers – Ancient World Megazine)

Le scene principali del ciclo di affreschi sono completate dalle rappresentazioni sui lati corti della larnax (Fig. 3), in cui compaiono due coppie di donne su carri, trainati in un caso da agrimi (tipiche capre cretesi), nell’altro da grifoni. Secondo l’interpretazione corrente, queste figure femminili, identificate come divinità, rappresenterebbero metaforicamente il trapasso nell’Aldilà. I carri sui quali sono poste sono del tipo cosiddetto “a cassone”: a due ruote, in materiale ligneo, ricoperti di cuoio pezzato, che ne conferisce il tipico aspetto a chiazze, con piccole estensioni laterali. L’unione degli elementi stilistici che compongono il carro con le coppie che ne sono alla guida concorda pienamente con l’iconografia micenea del Dual Chariot: emblema delle élites del Tardo Elladico IIIA1-IIIB2 ( = Tardo Minoico IIIA1-IIIB2, 1400-1200 a.C. ca.), esso ricorre con grandissima frequenza nelle rappresentazioni artistiche del continente, dalle decorazioni vascolari (Fig. 4) ai sigilli (Fig. 5), e l’innesto di questo topos miceneo in un contesto decorativo tipicamente minoico rende la misura di quanto il Sarcofago di Haghia Triada sia la perfetta sintesi di un’ibridazione ormai compiuta. Secondo alcuni, inoltre, le scene affrescate sul sarcofago ritrarrebbero un momento rituale ambientato nel Piazzale dei sacelli, ossia l’area antistante all’entrata del gigantesco megaron, che in epoca micenea fu costruito proprio sopra l’antica villa minoica di Haghia Triada.

Fig. 4 – Sigillo da Vaphiò, Tardo Elladico II (da Crouwel 1981, tav. II)

Fig. 5 – Cratere in terracotta da Cipro, TE IIIA1 (da MetMuseum)

 

Viola Giacomini

 

Riferimenti bibliografici:

Burke B. 2005, “Materialization of Mycenaean Ideology and the Ayia Triada Sarcophagus”, in AJA 109/3, pp. 403-422;

Crouwel H. 1981, Chariots and Other Means of Land Transport in Bronze Age Greece, Amsterdam 1981.

Porter Nauert J. 1965, “The Hagia Triada sarcophagus: an iconographical study”, Antike Kunst, Anno 8, H. 2, pp. 91-98

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