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650. «Sui Cretesi regnava Idomeneo buono con l’asta

         e Merione pari a Enialo massacratore.

652. Costoro ottanta navi seguivano.»                                                               

                                                               [Il., B 650-652]

Idomeneo è il re di Creta e capo del contingente partito dall’isola nella spedizione achea alla volta di Troia. Omero ne parla nel corso di tutta l’Iliade e, in parte, anche nell’Odissea, affiancandolo ad un fedele compagno, Merione. Alla stregua di quanto avviene per altri eroi della saga troiana, i due condividono il potere militare sul proprio esercito, alternandosi di volta in volta a seconda delle situazioni, mantenendo definita, tuttavia, una gerarchia che vede la potestà regia unicamente nelle mani di Idomeneo. Tali rapporti all’interno della coppia eroica risultano avvalorati anche dalla comune genealogia: entrambi, infatti, sono discendenti della casata regnante cretese, al cui vertice Omero colloca lo stesso Minosse, ma, mentre Idomeneo appartiene al ramo legittimo, Merione, al contrario, vi è unito per via illegittima, in quanto figlio di Molo, fratellastro di Idomeneo, nato da una relazione extra-matrimoniale di Deucalione.

Queste dinamiche interne alla conduzione del potere regio sono frequenti nell’Iliade e s’intravedono in molte altre coppie eroiche, sebbene declinate in maniera differente: molto spesso, infatti, i re omerici vengono affiancati da paredri, che, a seconda dei casi, sono loro pari grado o subordinati. Costoro svolgono il ruolo di therapontes, hetairoi e opaones, vale a dire “scudieri”, “compagni” e “seguaci”, richiamando da lontano, secondo alcuni, i rapporti che in età micenea legavano il ra-wa-ke-ta ‒ il “capo militare” (dal greco laospopolo” e ageincondurre”) ‒ al proprio wa-na-ka, il “re”. Ve ne sono diversi esempi, fra cui Achille e Patroclo, Ascalafo e Ialmeno, Fidippo ed Antifo, Aiace e Teucro.

Proprio con questi ultimi, Idomeneo e Merione condividono numerose caratteristiche, che suggerirebbero una genesi dei personaggi molto antica, ravvisabile in puntuali rimandi ad un passato percepito dall’epica ben più remoto di quello di molti eroi iliadici. Già dalla descrizione fisica che Omero traccia del re di Creta, si evince il profilo di un uomo che, proprio come Aiace, si distingue per la grande forza e la statura possente: di lui il poeta dice che «sta ritto come un dio» (Il., Γ 230-231), oppure che «è pari ad un cinghiale per forza» (Il., Δ 253). La metafora del cinghiale compare a più riprese come termine di paragone per Idomeneo, che nella relativa aristeia viene descritto in questi termini:

470. Ma Idomeneo non prese il timore, come tenero bimbo:

         li attese, come sui monti un cinghiale, che nella forza confida,

         attende l’impeto rumoroso dei cacciatori incalzanti,

         in un luogo solitario: e sulla schiena drizza le setole,

         gli occhi lampeggiano fuoco, aguzza i denti,

475. pronto a difendersi dai cani e dagli uomini;

        così attese Idomeneo forte con l’asta – indietro non la diede –

477. Enea che accorreva gridando: […].

                                                                            [Il., N 470-477]

Rilievo di un cratere d’argento dalla Tomba IV, Circolo A, Micene (riel. da OsservArcheologia).

Il cinghiale viene ripreso come elemento caratterizzante dell’immaginario eroico dell’epoca micenea nella descrizione dell’elmo a zanne di Merione: nel X libro Odisseo viene omaggiato dall’eroe cretese con un particolare «casco / fatto di cuoio, con molte corregge, dentro, / […] di fuori denti bianchi / di verro, candida zanna, fitti», che «lo coprivano di qua e di là» (Il., K 260-265). Questo tipo di elmo è analogo ai modelli ritrovati nelle deposizioni dell’epoca delle Tombe a Fossa di Micene, risalenti al XVII-XVI sec. a.C. e costituisce, a tutti gli effetti, un richiamo ad un passato miceneo, anteriore al contesto storico e sociale in cui è inserita la trama iliadica. Lo stesso si può dire di un altro elemento dell’armatura della coppia cretese, lo scudo. In più luoghi del testo, infatti, Idomeneo e Merione imbracciano il sakos, differente dal comune aspis acheo, in quanto di grandi dimensioni e costituito da diversi strati di cuoio, e anch’esso coerente con quanto rinvenuto in contesto miceneo e più volte rappresentato nell’iconografia bellica del tempo.

Simili attributi, come già anticipato, trovano riscontro anche nella coppia costituita da Aiace e Teucro, i quali non solo richiamano il duo cretese nella descrizione fisica, ma utilizzano in parte la stessa armatura e, come loro, combattono in coppia. Aiace, «gigante, rocca degli Achei» (Il., Γ 225),  imbraccia di frequente il sakos e la lancia, mentre, protetto e nascosto dallo stesso scudo, Teucro scaglia le frecce sul nemico. Anche la vicinanza testuale delle due coppie eroiche volge a favore di un accostamento fra di esse: ad eccezione di soli tre casi, in tutto il testo iliadico, ogni qualvolta venga menzionato il re di Creta, a poca distanza vi è un accenno a quello di Salamina, a testimoniare, forse, la percezione che l’epica aveva di essi come di eroi simili nei loro tratti arcaici, o, ancora, perché tra loro legati in antichi repertori epici, poi confluiti nell’Iliade.

 

Esempi di elmo a zanne di cinghiale (da Musint II).

La genesi del mito Idomeneo potrebbe avere avuto luogo, infatti, in un tempo assai remoto, in ambiente cretese. L’etimologia del nome sembra suggerire che la nascita dell’eroe sia avvenuta presso il Monte Ida: quest’ultimo è presente nel nome proprio del re assieme al suffisso pre-greco anatolico -mn-, con la traduzione definitiva di “nato dall’Ida”. Simile costrutto avrebbe, poi, subito una grecizzazione nell’attestazione omerica Idomeneus e nelle sue varianti Idameneus ed Eidomeneus. A sottolineare il legame con l’Ida e Creta concorrono anche alcuni dei miti ambientati nell’isola, che lo vedono protagonista. In un passo di Apollodoro (Biblioth., III 3) Idomeneo viene presentato come il fratello di Krete, figlia di uno dei Cureti che allevarono Zeus bambino alle pendici del monte, mentre Diodoro Siculo (Biblioth. Hist., III 71) lo affianca alla figura di Talos, il gigante di bronzo, guardiano di Creta, per certi aspetti assimilabile ad una figura solare.

Il Monte Ida (foto del Prof. A. Greco).

Simili tratti ctonî e astrali sembrano mantenuti nella mitopoiesi greca, che vede la storia del re cretese terminare al di fuori di Creta: in quasi tutte le varianti del mito, infatti, che sia per una pestilenza, per il sacrificio di un figlio, per un usurpatore o, ancora, a causa di una tempesta, Idomeneo muore fuori dall’isola, analogamente a quanto avviene per altri re cretesi, come Minosse (che espatria in Sicilia), Sarpedonte (in Asia Minore), Radamanto (in Beozia) e Catreo (a Rodi). Esiti di questo tipo sembrano imitare il percorso degli astri, soprattutto quello del Sole, la cui parabola svanisce nell’ombra al tramonto. Qualora si volesse ravvisare in questi miti una comune matrice cretese, per non dire minoica, si potrebbe pensare che la regalità in questo contesto non fosse percepita a durata vitalizia, bensì scandita da ritmi astrali, che volevano la storia del re tramontare altrove, secondo cicli luno-solari.

Il tramonto sulla baia di Kommos (foto del Prof. A. Greco).

 

Viola Giacomini

 

Riferimenti bibliografici:

 

  • Calzechi Onesti R. 2000, Iliade, Torino.
  • Dietrich B.C. 1997, «Death and Afterlife in Minoan Religion», Kernos 10, pp. 19-38.
  • Federico E. 1999, «Dall’Ida al Salento. Itinerario mitico di Idomeneo cretese», Atti della Accademia Nazionale dei Lincei, Serie IX, vol. XI, fasc. 2, Roma.
  • Greco A. 2002, «Aiace Telamonio e Teucro. Le tecniche di combattimento nella Grecia micenea dell’Età delle Tombe a Fossa», in F. Montanari – P. Ascheri (a cura di), OMERO tremila anni dopo, Atti del Congresso di Genova (6-8 luglio 2000), Roma, pp. 561-578.
  • Greco A. 2006, «La Grecia tra il Bronzo Medio e il Bronzo Tardo: l’armamento di Aiace e il duo guerriero», in Tra Oriente e Occidente. Studi in onore di E. Di Filippo Balestrazzi, Padova, pp. 265-289.
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