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Tra il Tardo Elladico IIIB1 e IIIB2 (1250 a.C. circa) avviene la costruzione dell’ingresso monumentale all’acropoli di Micene (Fig. 1); in quest’epoca viene anche ampliata la cinta di mura ciclopiche. La mole della costruzione aveva indotto gli Antichi a ritenere che fosse opera di Ciclopi. Scrive, infatti, Pausania: “λείπεται δὲ ὅμως ἔτι καὶ ἄλλα τοῦ περιβόλου καὶ ἡ πύλη, λέοντες δὲ ἐφεστήκασιν αὐτῇ: Κυκλώπων δὲ καὶ ταῦτα ἔργα εἶναι λέγουσιν, οἳ Προίτῳ τὸ τεῖχος ἐποίησαν ἐν Τίρυνθι.”  “Anche altre parti della cinta muraria sono ancora conservate, così come la porta sopra la quale si ergono i leoni. Anche questa, si dice, è opera dei Ciclopi, che costruirono le mura per Preto a Tirinto”.

Fig.1 – Porta dei Leoni di Micene (© Andreas Trepte)

Formata da quattro enormi blocchi di pietra calcarea locale –  i due stipiti ai lati, la soglia sottostante e l’architrave – la Porta dei Leoni è coronata in alto da un monolite scolpito con un simbolo araldico. Ai lati della colonna centrale sono raffigurati due corpi di leonesse rampanti, perfettamente simmetrici. Le teste, oggi perdute, erano probabilmente in materiale diverso. A causa della loro perdita, sono state nel tempo sollevate alcune questioni da parte degli studiosi in merito alla figura che doveva completare il corpo felino e la direzione verso cui tali teste dovevano essere rivolte. Grifoni, sfingi, leoni e leonesse sono stati proposti come possibili soggetti del rilievo. Il primo che ipotizzò si trattasse di leonesse o pantere, discostandosi dalla descrizione di Pausania, fu William Gell (1810). Marinatos (1960) non prese posizione, Åström (1964), pur sottolineando la maggiore frequenza di leoni nell’iconografia egea, dichiarò che era impossibile stabilire con certezza se si trattasse di esemplari maschi o femmine. In passato uno degli argomenti a favore di grifoni e sfingi si basava sulla convinzione che lo spazio disponibile fosse insufficiente per una testa felina. Mylonas (1970), invece, non condivideva questa interpretazione. Infatti, oltre a sottolineare l’assenza di fori necessari per eventuali ali, attribuì l’errata percezione dello spazio a un errore nella restaurazione del 1950, durante la quale due blocchi sostitutivi nella parte superiore destra del rilievo furono posizionati troppo a sinistra. I blocchi restaurati nascondevano parte del bordo superiore destro del rilievo, facendo apparire quell’area più piccola di quanto fosse in realtà. Oggi gli studiosi sono concordi nel ricostruire delle teste feline nella composizione, benché a lungo si è discusso sul genere degli animali. Blackwell (2006) sostenne che si trattasse di leoni, ma oggi gli studiosi protendono a riconoscervi delle leonesse rampanti.

La Porta dei Leoni di Micene rappresenta una delle più razionali applicazioni del sistema trilitico nell’architettura antica. L’architrave è costituito da un grosso masso orizzontale, lungo 5 m e profondo 2,5 m, dal peso di 20 tonnellate; è sostenuto da due piedritti – i due massi posti verticalmente sulla soglia –  per un’altezza di circa 3 m. Se il peso della struttura sovrastante non ha spezzato l’architrave è perché sopra di essa è stata posta la pietra triangolare con il rilievo: la sua forma fa scivolare il peso sui sostegni verticali, scaricandolo a terra (si parla infatti di triangolo di scarico).

Anche le roccaforti ittite di Ḫattuša hanno una simile impostazione architettonica: il 1250 a.C. rappresenta, in effetti, il punto di massimo contatto tra le due culture. Il massiccio rilievo della Porta dei Leoni e la sua posizione all’ingresso della cittadella di Micene portarono Sandars (1978) a definire l’opera come dotata di uno “stile monumentale ittita” (fig. 2). Grazie alla sua collocazione, il signore di Micene dell’epoca utilizzò l’opera architettonica per diffondere un’immagine di potere e ricchezza imponenti. L’impiego di maestranze anatoliche, o anche la semplice ispirazione a quel mondo, non avrebbe fatto altro che rafforzare questo messaggio.

Fig. 2 – Porta dei Leoni di Ḫattuša (© Bernard Gagnon)

In questo monumento è visibile anche la forte influenza minoica che il mondo miceneo eredita: la colonna centrale è di tipo minoico, infatti, rastremata verso il basso, e la posizione araldica delle leonesse è attestata spesso nella glittica cretese (fig. 3) che al centro ospita una “Signora delle fiere” (Potnia Theron).

Fig. 3 – Sigillo da Cnosso recante una “Potnia Theron” (© Bujomar)

Contestualmente alla costruzione della Porta dei Leoni, i Signori di Micene decisero di monumentalizzare Il Circolo di tombe A (fig.4), risalente al 1600-1500 a.C. circa, e di edificare tomba a tholos chiamata “tomba di Clitennestra”, che portò alla parziale distruzione delle tombe a fossa del Circolo B. L’ambivalente rapporto della tholos di Clitennestra con le due aree funerarie micenee più antiche potrebbe essere un indizio di cambiamenti di direzione – forse politica, forse ideologica – da parte dell’élite dominante nell’ultima fase di vita della cittadella: un frammento all’interno del mosaico delle complesse dinamiche di Micene nel periodo di maggior sviluppo del sito.

Figura 4 Circolo funerario A, Micene (© Andrea Trepte)

La Porta dei Leoni rimase sempre visibile e nel 1879 indicò all’archeologo Heinrich Schliemann dove si trovavano i resti della cittadella micenea, nonché uno dei tesori più splendidi che l’antichità abbia mai conservato. La ricchezza di questo sito ha portato lo studioso a chiamare l’intera civiltà che la produsse con il nome con cui ancora oggi è nota: i Micenei. A quasi due secoli dalla sua riscoperta, possiamo di che Omero, che pure non ha fornito una descrizione della porta, non ha sbagliato nel definire Micene “ben costruita” Μυκήνας εἶχον ἐϋκτίμενον πτολίεθρον (Il. 2.569) e “ricca d’oro” πολυχρύσοιο Μυκήνης (Il. 7.180).

Chiara Mancini

Riferimenti bibliografici:

N.G. Blackwell, Luglio 2014, Making the Lion Gate Relief at Mycenae: Tool Marks and Foreign Influence. American Journal of Archaeology: 451–488.

F. Blakolmer, 2020, Images and perceptions of the Lion Gate relief at Mycenae during the 19th century: 49–66.

M. Cultraro, 2006. I micenei. Archeologia, storia, società dei Greci prima di Omero.

M. Del Freo- M. Perna, 2019. Manuale di epigrafia micenea. Introduzione allo studio dei testi in lineare B.

N.K. Sandars, 1978. The Sea Peoples: Warriors of the Ancient Mediterranean 1250–1150 BC. Ancient Peoples and Places 89.

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